Il mastice di Chios
Forse non tutti sanno che la splendida isola greca di Chios è anche la patria di una delle materie prime aromatiche più ricercate ed apprezzate fin dall’antichità, cioè il famoso Mastice greco, una gommoresina che si ottiene incidendo, in piena estate, fusto e rami di una pianta endemica ed abbondante di una pregiata varietà di Lentisco (Pistacia lentiscus), un arbusto sempreverde della famiglia delle Anacardiacee che cresce solo lì.
Questa pianta raggiunge un massimo di 3-4 metri d’altezza, la chioma è generalmente densa per la fitta ramificazione di forma globosa ed emana un forte odore resinoso. il nome deriva dal greco “pistakio”, assonante con il persiano “pistah”, che significa “ricco di farina”.
La Pistacia lentiscus è una pianta che vegeta dal livello del mare fino a 600 metri ed è una tipica componente della macchia mediterranea sempreverde, spesso in associazione con l’olivastro e il mirto.
Il Mastice più puro e pregiato, solido e profumato, si trova unicamente in una zona a sud dell’isola di Chios detta “Mastichoria”, che comprende circa 20 villaggi costituitisi in una cooperativa di famiglie produttrici, che raccolgono la resina durante il periodo estivo. Ogni albero adulto, di circa 15 anni di età, produce annualmente 100-200 grammi di masticha, resina di color avorio, che tenderà a ingiallire nel tempo, di aroma intenso e gusto dolce. Quando viene incisa la corteccia di questi alberi, stilla pian piano un lattice vischioso che si rapprende all’esposizione degli agenti atmosferici. Le lacrime fuoriuscite e rapprese di resina dal tipico colore giallognolo, vengono quindi raccolte e sottoposte ad un procedimento di lavaggio onde eliminarne le impurità contenute.
Il fitocomplesso che caratterizza la resina e l’olio essenziale derivati dalla Pistacia lentiscus è ricco in modo particolare di derivati triterpenici, ad attività antinfiammatoria ed antibatterica, come in particolare l’alfa terpineolo, l’alfa pinene, il myrcene, il caryophyllene, il metil isoeugenolo e il germacrene. Negli estratti risultano presenti inoltre anche antocianine, tocoferoli, arabinogalattani ad azione blandamente immunostimolante e acidi organici.
Mercanzia assai preziosa, il Mastice greco si poteva comprare in ogni bazar del mondo antico ed era rinomato per la forte azione anti-microbica, igienizzante, cicatrizzante e rigeneranti e di prevenzione della formazione della placca dentale. I riferimenti storici rispetto ai suoi usi medicinali risalgono addirittura ad Erodoto nel V° secolo a.C. , ma per trovare una descrizione molto accurata delle sue virtù medicamentose dobbiamo leggere la “ Naturalis historia” di Plinio il vecchio (23-79 d.C.) in cui si suggerisce di utilizzare anche l’olio ricavato dai frutti di Lentisco mescolato a cera per medicare le escoriazioni, nonché le foglie fresche per curare le infiammazioni del cavo orale. Anche Galeno, famoso medico di Pergamo, descrive il Lentisco nel suo libro “Le Virtù dei semplici medicamenti”.
La leggenda narra che l’albero cominciò ad emettere le sue “lacrime medicinali” per piangere la sorte di San Isidoro, martire cristiano, quando passò per un bosco di lentisco nel 250 d.C., periodo a cui risale l’inizio della coltivazione intensiva della Pistacia lentiscus nell’isola di Chios. Si dice anche che la resina cristallina con quel grado di purezza che ne assicura l’efficacia medicinale sia tale soltanto in quel determinato luogo del mondo, a causa del vulcano sommerso nel mare antistante l’isola stessa.
Di certo possiamo essere sicuri che la resina fosse molto rinomata e che il commercio del Mastice fosse altrettanto redditizio, tanto che i genovesi, che se ne servivano per sentire meno la sete, alleviare la nausea e proteggere i marinai dalle malattie durante i lunghi viaggi per mare, occuparono l’isola di Chios detta allora Scio, nel 1346, e la tennero fino al 1556, quando poi fu occupata dai Turchi.
Un rimedio naturale per diversi disturbi
Il Mastice di Chios, oltre a svolgere azione benefica sul cavo orale (rassodante delle gengive, utile in caso di gengiviti e parodontiti, antisettico e purificante naturale dell’alito), è un ottimo rimedio naturale per tutti i comuni disturbi di stomaco, grazie alla sua azione lenitiva della mucosa gastrica e alla sua azione equilibrante rispetto all’eccessiva e disordinata produzione di succhi gastrici. Può quindi essere impiegato per calmare rapidamente i bruciori di stomaco, ma anche per curare sintomi da reflusso, gastrite, esofagite, pirosi.
E’ stato anche dimostrato che è un eccellente rimedio per le ulcere peptiche, perché riesce a curarle e rimarginarle velocemente, ed è noto per avere elevata attività antibatterica e fungicida e per proteggere lo stomaco da alcuni insulti cancerosi. Inoltre, è l’unico prodotto naturale in grado di eliminare l’Helicobacter Pylori in maniera permanente dallo stomaco, come ha scoperto Il Dr Dlawer Aldeen, un microbiologo consulente del Nottingham City Hospital, in uno studio clinico pubblicato sul New England Journal of Medicine. La gommoresina ha inoltre elevata attività antinfiammatoria ed antiossidante, ed è particolarmente efficace nella terapia dei pazienti affetti da morbo di Crohn, dove ha dimostrato di diminuire in modo statisticamente significativo il livello dell’infiammazione gastro-intestinale.
Gli impieghi attuali della resina vanno dalla profumeria, quale materia prima pregiata, all’odontotecnica, come componente di paste per le otturazioni e mastici per le dentiere. È ovviamente un componente essenziale nei prodotti fitoterapici per aiutare la fisiologica funzionalità del sistema digerente e combattere l’acidità gastrica ma viene anche impiegato come componente nella produzione del chewing gum ed è usato in prodotti ad uso cosmeceutico per prevenire le screpolature, le desquamazioni e la disidratazione cutanea e può essere utilizzato sulla pelle contro l’acne per le sue proprietà antisettiche e cicatrizzanti. È inoltre considerato antidiarroico. E ancora oggi, come per il passato, con la resina, sciolta nella trementina purissima, si prepara una vernice per impieghi artistici sia per “mesticare” colori, sia, soprattutto, per restauri neutri su dipinti antichi. Le sue caratteristiche ne consentono infatti l’asportazione senza danno alcuno.