La piantaggine è un’erba infestante comunemente diffusa in tutta Europa e in Nord Africa.
Si trova su tutti i tipi di terreno, cresce praticamente ovunque, nei pascoli e prati incolti, per quasi tutto l’anno, perché non teme i rigori dell’inverno. Con questo nome si indica di fatto una famiglia di erbe, le piantacinacee, tra cui troviamo diverse piante mangerecce, in particolare la piantaggine lanceolata, la piantaggine maggiore e il coronopo, di cui si possono mangiare tutte le parti consumandole sia crude che cotte. Dal punto di vista nutrizionale, quest’erba spontanea commestibile contiene moltissimi sali minerali, soprattutto lo zinco, e flavonoidi. Si tratta di piante alte 20/30 cm, che fioriscono da maggio a settembre, con fusti fiorali che arrivano fino a 60 centimetri e terminano in spighe cilindriche singole di fiorellini marroncini, tutt’altro che appariscenti. La presenza di queste spighette è molto caratteristica e permette di individuare le piante di questa specie facilmente, anche in mezzo a prati d’erba alta.
Il nome deriva dal termine latino planta, probabilmente per l’uso che ne facevano i viandanti secoli fa, che applicavano le foglie fresche direttamente dentro le scarpe, sulla cute lesionata dal cammino e anche come antidoto contro i morsi di serpenti e scorpioni. Come pianta officinale infatti viene utilizzata da tempo immemore e ha diversi effetti benefici, tra cui, oltre alle proprietà cicatrizzanti, lenitive, antipruriginose, decongestionanti nell’uso esterno, ci sono anche quelle antibatteriche, diuretiche, depurative ed espettoranti per uso interno.
Plinio Il Vecchio la definiva addirittura “erba magica” e narrava la sua efficacia terapeutica in caso di forte tosse o brividi, mentre Dioscoride (I sec. d. C) la consigliava per la dissenteria. Nel Medioevo poi veniva utilizzata per curare ustioni, ulcere, infiammazioni oculari, nasali e morsi di cane e i medici della Scuola Salernitana ne sfruttavano le proprietà astringenti prescrivendola come rimedio contro le mestruazioni abbondanti e “gli spostamenti dell’utero”. Il medico e filosofo Alberto Magno (XIII sec.) la considerava un formidabile antidoto contro il veleno di scorpioni e serpenti, mentre Kneipp (abate e presbitero tedesco cui si deve la riscoperta dell’idroterapia) la impiegava per fermare le emorragie e curare le ferite.
Ancora oggi, quando si passeggia nella natura, la piantaggine è la soluzione se si viene punti da api, vespe, zanzare o ci si imbatte in un cespuglio di ortiche: impastando le sue foglie tra le dita, si ottime un liquido spesso e appiccicoso che allevia immediatamente il dolore e il prurito.
I grandi benefici che possiede la piantaggine risiedono proprio nelle foglie che andrebbero raccolte prima, o comunque lontano, della fioritura. I principali composti sono: glicosidi iridoidi (aucubina, catalpolo), flavonoidi (apigenina, luteolina), acidi (oleanolico, clorogenico, citrico, silicico, succinico, benzoico, ossalico), tannini, mucillagini, pectine, vitamina A, vitamina C, vitamina K, carotene.
L’aucubina per esempio è una sostanza che ha un’azione antistaminica, antiallergica e decongestionante. La stessa azione si trova anche nella Aucuba japonica. L’aucubina, libera l’aucubigenina che è in grado di contrastare la proliferazione del batterio Staphilococcus Aureo. E’ per questo che le foglie vengono usate negli stati infiammatori della cute (essendo lenitiva, cicatrizzante, antipruriginosa in caso di dermatiti, acne e piccole lesioni della pelle) e delle mucose, che rivestono bocca, gola e vie respiratorie.
Inoltre è un vero toccasana per le vie respiratorie in genere, in caso di tosse, catarro bronchiale, bronchite cronica, allergia e sinusite. Infatti ha un’azione bechica ed espettorante molto efficace.
Ma cura anche le infiammazioni dell’apparato urogenitale e in presenza di reazioni allergiche e infezioni batteriche, grazie anche all’azione antisettica, esercitata dagli acidi fenolici (acido clorogenico e idrossibenzoico).
Ancora, è diuretica e remineralizzante per il suo contenuto di acido silicico, zinco e potassio.
Le foglie infine, contengono mucillaggine, sostanza vegetale che ingerita ha funzioni emollienti per gola ed esofago mentre nello stomaco e nell’intestino ha un effetto lubrificante: facilita la digestione e allevia la costipazione.
La Piantaggine rappresenta quindi un esempio, uno dei tantissimi, di come la natura ci metta a disposizione tante cure di cui abbiamo bisogno, l’unica attenzione che occorre prestare è che, se si è allergici, il polline della pianta può provocare riniti e lacrimazione.