Il mango è un frutto esotico ricco di antiossidanti.
E’ il frutto della Mangifera indica, una specie appartenente alla famiglia della Anacardiaceae, la stessa, per intenderci dell’anacardo e del pistacchio.
Gli alberi, che raggiungono un’altezza di 35-40 m, con un’ampiezza che arriva ad un raggio di 10 m, sono molto longevi, tanto che alcuni esemplari continuano a fruttificare anche dopo 300 anni. Hanno una radice fittonante, cioè che scende in profondità nel terreno fino a 6 metri, con radici di alimentazione ramificate e diffuse e con molte radici secondarie di ancoraggio. Le foglie sono sempreverdi, lunghe 15-35 centimetri e larghe 6-16 centimetri. Quelle giovani sono di colore rosa-arancio e passano poi ad un rosso scuro, lucido, per arrivare a un verde scuro a maturazione. I fiori sono prodotti in pannocchie, e ognuno è piccolo e bianco con cinque petali lunghi 5-10 millimetri. Hanno un odore dolce e aromatico che ricorda quello del mughetto.
Il frutto del mango impiega dai tre ai sei mesi per maturare e, quando maturo, ha forma ovoidale e può avere dimensione e colore differenti a seconda della varietà, può essere infatti giallo, arancione, rosso o verde ma anche di colore sfumato in una combinazione di queste diverse tonalità. Le cultivar infatti sono moltissime e varie, oltre 400. Molte varietà portano a maturazione i frutti in estate, altre possono presentare una doppia fruttificazione.
Le varietà più apprezzate (Tommy Atkins, Haden, Kent, Keitt e numerose altre) producono frutti carnosi e succosi che possono pesare da 200 grammi a 1 kg, anche se normalmente si trovano in commercio frutti di 300/400 g.
All’interno i frutti custodiscono un unico seme piatto, oblungo, piuttosto duro, che può essere fibroso o peloso sulla superficie e che non si separa facilmente dalla polpa. I manghi maturi e non sbucciati emanano un caratteristico odore resinoso e dolce. Il seme che contiene l’embrione vegetale non sopravvive al congelamento e all’essiccamento.
La polpa è di colore giallo arancione, compatta, sugosa e profumata, in alcuni casi con qualche fibra filamentosa. Originaria l’India e del Sudest asiatico, viene oggi coltivata in diverse parti del mondo. Attualmente il produttore principale di mango è il Messico, ma è diffuso in tutti i Paesi con clima tropicale ed anche in Italia, ma solo sulla costa settentrionale della Sicilia e in qualche zona in Calabria, dove i risultati sono soddisfacenti grazie al fatto che queste zone sono poco esposte ai venti di scirocco e dotate di un microclima ideale.
Noto da tempi immemorabili per le sue grandi proprietà nutrizionali, nel sub-continente indiano è venerato sia per le sue qualità alimentari, sia per la solidità del legno ricavato dal tronco. Non a caso divenne presto anche un simbolo religioso: è presente nella mitologia induista e buddhista in cui Kama, il protagonista del Kamasutra, che rappresenta una sorta di Cupido della tradizione occidentale, instilla l’amore nel cuore degli uomini e degli dei scoccando frecce imbevute di olio di fiori di mango. Ecco perché il frutto adorna spesso i templi indù. Si ritiene che furono poi i monaci buddisti ad avere portato il mango dall’India alla Malesia e nell’Asia orientale intorno al V secolo a.C. Fu invece il viaggiatore cinese Hwen T’sang, nel 650 d.C., il primo a portare il mango all’attenzione del mondo esterno ed i commercianti cinesi esportarono poi il frutto in Persia da cui si diffuse in tutta l’Africa Orientale nel X secolo. Il primo trasporto invece verso l’Europa lo si deve ai navigatori Portoghesi, che giunsero a Calcutta nel 1498 e fecero propria la parola Tamil “maangai“.
Si diffuse poi rapidamente in tutto il mondo: i portoghesi lo importarono in America Centrale e Meridionale, mentre gli arabi lo introdussero in Africa.
Divenne noto nel Regno Unito attraverso piatti di ispirazione indiana, ma da noi apparve molto in ritardo rispetto al resto dei paesi europei e rimase per lungo tempo confinato ai pasti delle feste per certi dolci.
Fresco, gustoso e nutriente, il frutto del mango è anche curativo ed è provvidenziale per l’estate. Ha un sapore particolare, che può ricordare un mix fra pesca, arancio e ananas e dietro quell’aspetto esotico si nascondono tante sostanze utili al nostro corpo. Da un punto di vista nutrizionale è ricchissimo di vitamina A e di vitamina C. Questo fa sì che sia un formidabile agente di protezione per l’organismo e in particolare per la respirazione e i bronchi, perché è un ottimo protettore delle mucose. La vitamina C aumenta la resistenza delle cellule agli attacchi esterni e la vitamina A aiuta a mantenere integre le mucose dell’apparato respiratorio. L’elevato apporto di vitamina C, lo rende poi un ottimo alimento per rinforzare il nostro sistema immunitario. Anche la pelle può trovare giovamento dall’assunzione della vitamina C che interviene alla formazione del collagene, sostanza responsabile di rendere l’epidermide tesa e ben idratata. Con un frutto di medie dimensioni (circa 300 g) è possibile assicurarsi il fabbisogno giornaliero di queste vitamine aggiungendo solo 130 calorie al proprio menù (53 calorie ogni 100 grammi di prodotto).
Ma il mango contiene anche altre vitamine, specialmente la vitamina E e quelle del gruppo B, un ottimo quantitativo di folati e un vasto assortimento di oligoelementi. Molti di questi sono minerali, come potassio, rame, zolfo, manganese, magnesio e ferro, che, soprattutto d’estate, sudando tanto, diventano fondamentali per ripristinare l’equilibrio elettrolitico e per recuperare un po’ di energia e far fuori la stanchezza. A questi si aggiungono importanti antiossidanti, in particolare il lupeol, carotenoidi quali la luteina e la zeaxantina e fenoli come quercetina e acido gallico. Inoltre, nella polpa del frutto, si trova una significativa presenza di importanti amminoacidi come lisina, arginina, acido aspartico, leucina e serina e sostanze antiossidanti come i polifenoli e carotenoidi (tra cui il betacarotene), in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi. Questi antiossidanti sono utili a evitare l’invecchiamento precoce delle cellule e dei tessuti. Non solo, uno studio pubblicato dalla rivista Cancer Letters ha dimostrato che alcuni componenti del mango, come l’acido gallico e la mangiferina, avrebbero proprietà anti tumorali soprattutto nei riguardi del carcinoma pancreatico. E, per finire, il mango è anche ricco di fibre ed è costituito in prevalenza di acqua: caratteristiche che gli conferiscono proprietà purificanti, lassative e diuretiche.
Per questo il mango è ricostituente, depurativo e antiage ed è indicato come ricostituente in caso di convalescenza o di debolezza fisica; è anche un alimento adatto per chi ha problemi di stitichezza e di ritenzione idrica, grazie proprio alla presenza di minerali come magnesio e potassio, che favoriscono un corretto funzionamento dei reni. Aiuta infatti a smaltire le ritenzioni e a purificare l’organismo. Non solo, può anche aiutare a dimagrire: saziante e ricchissimo di proprietà nutrizionali, recenti ricerche dimostrano anche come questo frutto – in virtù delle sue complesse combinazioni di sostanze fitochimiche – sia in grado di limitare la formazione di nuove cellule adipose. Riassumendo, dunque, il mango è una buona fonte di vitamina C, vitamine, minerali e di fibre alimentari, ma il contenuto di molte componenti, come ad esempio le vitamine, dipende dalla varietà e dalla maturità del frutto. Un mango ancora in crescita e immaturo contiene livelli di vitamina C più elevati. Più il frutto matura e più aumenta la quantità di betacarotene (pro-vitamina A). Lo stesso vale per il contenuto zuccherino, che aumenta con la maturazione.
L’unica attenzione che occorre prestare, nel mangiare questo frutto è che può inibire l’attività di alcuni enzimi coinvolti nel metabolismo dei farmaci (P450) e di alcuni trasportatori di questi ultimi. Fra i principi attivi il cui effetto può essere influenzato dal consumo di questo frutto è incluso l’anticoagulante warfarin.
L’allergia al mango è piuttosto rara e non deve essere confusa con la forma di dermatite da contatto (il “rash da mango”) causata dalla linfa dell’albero ma non associata alla polpa. In genere la linfa non contamina il frutto, ma può entrare in contatto con la pelle durante la sua raccolta.