La curcuma longa
La curcuma longa è una pianta erbacea, con un fusto perenne dalla forma irregolare, per lo più sotterraneo e ricco di sostanze di riserva, simile ad una radice carnosa (rizoma). Appartiene alla grande famiglia delle Zingiberacee -comprendente un totale di circa 80 specie- ed è quindi una lontana parente dello zenzero: è nota infatti anche come zenzero giallo o come zafferano delle Indie, per via del colore molto brillante oro arancio del rizoma.
Per crescere necessita di climi caldi e umidi e ha bisogno di molta acqua. Viene coltivata soprattutto in India, che è il paese dove se ne produce e se ne esporta in assoluto di più, poi si trova anche in Cina, Indonesia, Thailandia e, in generale, in tutte le regioni tropicali del pianeta. La parte alimentare e fitoterapica è il rizoma che, una volta raccolto, bollito ed essiccato consente di ricavare una polvere che, da molti secoli, viene largamente impiegata per preparare una tintura usata come colorante alimentare e nell’industria cosmetica (colorante identificato come E100) e nella cucina orientale come spezia per la preparazione di piatti dolci e salati, primo fra tutti il condimento al curry, che serve ad insaporire riso e carne. La stessa polvere viene anche usata da migliaia di anni nella medicina tradizionale asiatica.
I componenti attivi legati ai benefici della curcuma sono i curcuminoidi – pigmenti responsabili della colorazione giallo arancio, tra i quali, il più importante è la curcumina, classificabile tra i polifenoli – e un olio essenziale dal quale dipende l’aroma di questa spezia.
Intorno agli anni ‘50 è stato dimostrato il potere antibatterico della curcumina e, a seguire, diversi studi hanno evidenziato le molteplici azioni farmacologiche della sostanza e delle molecole che la compongono.
Anche se il suo meccanismo d’azione non è ancora del tutto chiarito, sappiamo che è in grado di interagire con proteine, DNA, RNA e molecole trasportatrici, e funziona, oltre che come antibatterico, anche come potente agente anti-ossidante, in grado di ridurre i radicali liberi e di bloccare l’azione chimica dell’ossidazione che danneggia e fa morire le nostre cellule. Questo è un processo legato purtroppo a tutte le malattie cronico degenerative, anche quelle a carico del sistema nervoso come l’Alzheimer, che, infatti, in India, parrebbe poco diffuso grazie all’enorme consumo di curcuma. In effetti, secondo alcuni ricercatori tedeschi che hanno voluto approfondire l’argomento, nel rizoma della pianta sarebbe presente un composto chiamato tumerone, in grado di promuovere la proliferazione e la differenziazione delle cellule staminali cerebrali. Questo potrebbe fare della curcuma un candidato ideale nella cura delle malattie neurodegenerative, anche se è ancora troppo presto per poterlo affermare, perché non esistono studi confirmatori e occorrono ulteriori ricerche.
Inoltre, tra tutte le droghe alimentari, la curcuma è il più potente antinfiammatorio in grado di ridurre la flogosi e i suoi sintomi (dolore, calore, bruciore, gonfiore…), perché ha la capacità di controllare diverse molecole promotrici del processo infiammatorio (come l’interleuchina-6, l’interleuchina-1beta e il Tumor necrosis factor-alpha), alcuni fattori di crescita e i loro recettori, le protein chinasi e altri enzimi, le molecole coinvolte nei meccanismi di adesione cellulare e l’NF-kB, fattore di trascrizione fondamentale nell’infiammazione. Grazie a questa scoperta, ultimamente molti studi stanno analizzando le potenzialità della curcumina in molte malattie a eziologia infiammatoria quali il diabete, la sindrome metabolica, l’artrite e addirittura in alcuni tipi di tumore.
La curcumina potrebbe anche contribuire a migliorare il fenomeno della resistenza all’insulina, perché sembra avere un’azione di attivazione importante proprio sul suo recettore, esplicando effetti positivi non solo nel diabete ma anche in altre diverse malattie e sindromi, come l’intolleranza al glucosio e le malattie cardiovascolari.
La sua azione protettrice nei confronti di alcuni tipi di tumori dipenderebbe dalla regolazione delle citochine infiammatorie, dei fattori di trascrizione e di alcuni enzimi (le protein chinasi) e dalle sue proprietà antiossidanti
Nel caso, ad esempio, del cancro al seno, la curcumina sembra esercitare il suo effetto antitumorale attraverso un intricato meccanismo che coinvolge i meccanismi della proliferazione cellulare e dell’apoptosi, i recettori degli estrogeni e il fattore di crescita HER2, ma siamo ancora nelle prime fasi di sperimentazione, e così come per altre tipologie di cancro (prostata, fegato, reni, colon, polmone e melanoma), non ci sono ancora conclusioni definitive a riguardo.
La curcuma nella medicina ayurvedica
Nella medicina ayurvedica e nella medicina tradizionale cinese questa spezia è utilizzata da tempo come aiuto per favorire la digestione e il benessere dell’intestino e promuovere il buon funzionamento del fegato e del pancreas, perché gli agenti attivi presenti nella curcuma sembrano avere anche proprietà colagoghe (stimolanti la contrazione della colecisti) e coleretiche (aumentano la produzione della bile) e questo è utile per trattare le coliche biliari, ma anche condizioni come le colecistiti, la colelitiasi (i calcoli alla cistifellea), l’ulcera allo stomaco, la gastrite e l’ittero.
Inoltre l’Ayurveda consiglia la curcuma per la cura delle malattie a carico del cuore e della circolazione, per le sue proprietà cardioprotettive e trombosoppressive, e per la cura dell’asma e della tosse, per le sue azioni antistaminiche, antivirali e antisettiche
Un altro uso tradizionale che sembra essere supportato da prove scientifiche è il trattamento di alcuni problemi dermatologici (eczemi, acne, alopecia, dermatite atopica, psoriasi, vitiligine, radiodermatite, scottature, punture di insetti) e delle ferite, grazie alle tre proprietà combinate -antiossidante, antibatterica e antinfiammatoria- che, nell’insieme, conferiscono alla curcumina un’importante azione cicatrizzante e la capacità di promuovere la formazione del tessuto di granulazione, la deposizione di collagene, il rimodellamento dei tessuti e la contrazione della piaga.
Purtroppo, a fronte a tanti possibili utilizzi lo sviluppo di un medicinale a base dei principi attivi della curcuma, e in particolare della curcumina, è ostacolato dalla scarsa solubilità di questa molecola in acqua, dal suo scarso assorbimento, dalla sua distribuzione all’interno dell’organismo e dalla rapidità con cui viene metabolizzato ed eliminato. Inoltre non sono ancora stabilite le dosi effettive per ottenere i benefici nelle diverse patologie e soprattutto non si conoscono appieno gli effetti di eventuale sovradosaggio. Per fare durare di più l’efficacia i ricercatori stanno cercando varie strategie per rendere la curcuma più biodisponibile, ad esempio producendo degli analoghi della curcumina più stabili e duraturi rispetto alla molecola originale, oppure somministrandola insieme a sostanze che ne amplificano gli effetti metabolici come la piperina, contenuta nel pepe nero
Quantità e dosaggi
Per quanto riguarda i dosaggi ottimali, secondo quanto riporta la FAO, l’assunzione per via orale di una quantità di curcuma (di cui concentrazione di curcumina al 4%) pari a otto grammi al giorno può essere considerata sicura. Tuttavia, ricorda il Medical Center dell’Università del Maryland, i pazienti che hanno calcoli alla cistifellea o ostruzioni delle vie biliari, i pazienti diabetici, le donne in gravidanza o in allattamento e i pazienti che devono affrontare un intervento chirurgico dovrebbero prestare attenzione all’assunzione di questa sostanza per i suoi effetti anticoagulanti e consultare il proprio medico. Nonostante poi gli effetti gastroprotettivi, dosi eccessive di curcuma possono causare disordini gastrici. In particolare, assumere quantità elevate di questa spezia o continuare ad utilizzarla a lungo termine può scatenare indigestioni, nausea o diarrea.
La farmacopea prevede la preparazione di tinture madre (estratti alcolici), estratti oleosi (oli essenziali) ed estratti acquosi (sotto forma di tisane), ma soprattutto di estratti secchi titolati in curcuma.
È possibile cercare di sfruttare i benefici della curcuma anche semplicemente introducendola nell’alimentazione o aumentandone il consumo attraverso integratori appositamente formulati con le giuste concentrazioni e grado di purezza della molecola.