La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) produce sintomi respiratori gravi, come la polmonite bilaterale, associata ad elevata morbilità e mortalità, soprattutto nei pazienti anziani. La carenza di vitamina D è segnalata in varie condizioni croniche associate a un aumento dell’infiammazione e alla disregolazione del sistema immunitario.
Una delle sue funzioni principali è anche quella di modulare la funzione immunitaria, anche perché il recettore della vitamina D (VDR) è espresso sulla maggior parte delle cellule immunitarie, inclusi linfociti B e T, monociti, macrofagi e cellule dendritiche, e la segnalazione congiunta di vitamina D e VDR ha un effetto antinfiammatorio.
Alcune ricerche importanti stanno perciò focalizzando l’attenzione proprio sulla possibilità di somministrare vitamina D come trattamento per la prevenzione e la gestione dell’infezione da COVID-19, perché oltre al ruolo importante come modulatore dell’immunocompetenza, potrebbe esserci il possibile effetto benefico nei pazienti COVID-19 di migliorare l’equilibrio immunitario e prevenire la tempesta di citochine iperinfiammatorie.
Altri studi preliminari hanno già mostrato risultati promettenti rispetto alla supplementazione e all’integrazione di vitamina D in pazienti ricoverati con SARSCov2.
La vitamina D deve essere somministrata giornalmente fino al raggiungimento di livelli adeguati e, nonostante la mancanza di prove su dosi specifiche di vitamina D per il trattamento di COVID-19 negli anziani, gli esperti spagnoli della società scientifica di gerontologia ritengono che sia necessario standardizzare il suo utilizzo nella pratica clinica.
Queste raccomandazioni consigliano di integrare la vitamina D in modo protocollato sulla base di opinioni di esperti, con livello di evidenza 5. Conviene quindi fare scorta di vitamina D e integrarla di almeno 1500 – 2000 UI al giorno, in forma di Vitamina D3, la più assimilabile e funzionale per l’organismo umano, come quella messa a punto da Nutrileya, con il prodotto NutriRegular D 2.000 U.I. vegan.