Il rusco o pungitopo, un altro prezioso alleato per la nostra circolazione periferica

Il rusco o pungitopo, originario dell’Europa, è un arbusto sempreverde, con sistema di radici profondo e robusto. Il fusto raggiunge anche i 60 cm, ha una base larga lignificata e abbondanti rami in alto. Quelle che sembrano foglie, in effetti, sono dei rametti appiattiti ovali che terminano all’apice in una punta rigida e pungente. Le vere foglie sono molto piccole e inserite al centro dei rametti appuntiti, hanno forma triangolare o lanceolata e sono lunghe solo alcuni millimetri. I fiori, inseriti isolati o, più raramente, appaiati all’ascella delle vere foglie, hanno un involucro composto da 6 petali e sono tutti di colore verdastro. Il frutto è una bacca sferica di colore rosso vivo contenente 1-2 semi. In genere si trova nei boschi, prevalentemente in terreni calcarei, nelle pinete e leccete.

Gli Antichi Romani usavano il rusco come talismano perché credevano che piantandolo intorno alla casa allontanasse i malefici. Le sue proprietà erano note fin dall’antichità. Ne parlava Plinio dicendo che il decotto di radici con il vino si impiegava per le infezioni renali. Anche Dioscoride considerava il rusco “una pianta capace di indurre il flusso urinario e il sanguinamento mestruale” e utile nel trattamento della calcolosi biliare, dell’ittero e del mal di testa. Nel Medioevo si preparava la “Pozione delle cinque radici”, utilizzata ancora oggi insieme a prezzemolo, finocchio, sedano e asparago, come diuretico. Il nome volgare pungitopo deriva invece dal fatto che veniva posto attorno alle scorte alimentari per difenderle dai topi.

Le radici di rusco contengono saponine steroidee note come ruscogenina e neoruruscogenina, diversi flavonoidi (come la rutina o rutoside), oli essenziali e resine, che hanno dimostrato efficaci proprietà vasoprotettrici, e antinfiammatorie sulla circolazione venosa periferica, unitamente ad una ottima tollerabilità. Queste sostanze espletano la propria attività aumentando la resistenza delle pareti capillari e normalizzandone la permeabilità; ciò si traduce in una minore fuoriuscita di liquidi ed in una riduzione dei sintomi di sanguinamento. La pianta dunque trova impiego nel trattamento dei disturbi associati all’insufficienza venosa cronica, in quanto favorisce il ritorno del sangue dalla periferia al cuore; tale effetto è utile anche in presenza di edemi, da qui l’impiego nei prodotti drenanti, contro gambe stanche, pesanti e gonfie, prurito e crampi notturni ai polpacci.

Viene anche sovente consigliato per dare sollievo dai sintomi tipici della malattia emorroidaria, come prurito e bruciore, ed in presenza di ragadi anali e proctiti, ma anche nelle turbe della circolazione retinica. Il rusco presenta infatti anche una spiccata attività flebotonica data sempre dalle ruscogenine, che aumentano il tono venoso, rendendo più elastiche le pareti dei vasi, utili in caso di fragilità capillare; e inoltre riducono l’eccessiva permeabilità dei capillari, che provoca ristagni linfatici e cellulite. Possiede infine anche proprietà antiedemigene e diuretiche indicate in caso di flebiti, gonfiore agli arti, eccesso di acidi urici che causano reumatismi e gotta. Per uso interno, normalmente si consiglia l’assunzione di una decina di milligrammi di ruscogenine al giorno, assumendole come tali o ingerendo estratti di rusco standardizzati. Meno efficace il ricorso a tisane di rusco, indicate qualora si voglia ottenere un effetto più blando. Negli specifici integratori le ruscogenine si trovano sotto forma di estratti secchi liofilizzati di pungitopo.