Il caprifoglio giapponese: un’altra pianta adattogena

Un’altra pianta adattogena: il caprifoglio giapponese

Il caprifoglio giapponese (Lonicera Japonica), è una pianta ornamentale rampicante sempreverde, che raggiunge senza difficoltà i quattro metri d’altezza.

Originaria dalla Cina e dal Giappone, resiste molto bene anche ai climi rigidi e si adatta perfettamente ad ambienti freddi come esotici. In fitoterapia, viene impiegata per le infezioni respiratorie, i raffreddori, la dissenteria, le infiammazioni del tratto intestinale.

Il genere Lonicera è molto polimorfo e comprende circa 200 specie originarie dell’Asia, America Settentrionale e dell’Europa; in genere si tratta sempre di piante con portamento arbustivo o rampicante con foglie caduche, ma si trovano anche specie simili cespugliose e/o sempreverdi. Viene coltivato spesso anche nei nostri giardini a scopo ornamentale per via dei fiori bellissimi dalla forma tubulare e dal colore bianco giallo, che sprigionano un intenso ed inebriante profumo tra fine aprile e maggio.

Oltre che il profumo, i fiori della Lonicera japonica hanno anche diversi impieghi terapeutici, perché contengono molti principi attivi come acido salicilico, glucosidi, oli essenziali, tannini e flavonoidi. Tutti questi elementi attribuiscono all’arbusto proprietà lenitive, disarrossanti, antimicrobiche, febbrifughe, tant’è che la pianta ha svolto un ruolo importante nella medicina cinese sin dal VII secolo, quando fu redatto il Tang Materia Medica. I fiori in particolare hanno un’azione specifica sui disturbi che interessano l’apparato respiratorio, infatti sono utili come emollienti ed espettoranti nelle tossi stizzose e nelle bronchiti catarrali, inoltre esercitano un’azione antispasmodica atta a migliorare la respirazione degli asmatici, calmare il singhiozzo, attenuare le nevralgie e la sintomatologia infiammatoria caratteristica del raffreddore e dell’influenza. Oltre a ciò si associano anche attività antibatteriche, antinfiammatorie, diuretiche e depurative, rinfrescanti, ipotensive, antispastiche ed astringenti.

Le parti aeree della pianta possono quindi essere utilizzati oltre che per combattere patologie respiratorie come raffreddori, tonsilliti e faringiti, anche in caso di dissenterie, diarrea, vomito, problemi intestinali, gotta, epatite ed artrite reumatoide. Il periodo migliore per raccogliere i fiori è appena prima la piena fioritura e gli erboristi più esperti consigliano di farlo la sera per lasciarli poi essiccare all’ombra e all’aria, meglio se posti su tralicci in ambienti privi di umidità.

Così come i fiori, del caprifoglio si usano anche le foglie; in questo caso il raccolto inizia con la nuova vegetazione, più rigogliosa, ricca di acqua e principi attivi. Il periodo ideale per raccogliere le foglie dei caprifogli da usare come rimedi naturali, cade tra maggio e luglio. Le foglie sono ricche di principi attivi dalle proprietà astringenti, antinfiammatorie e cicatrizzanti. Il caprifoglio giapponese quindi può essere utilizzato per uso esterno nelle infiammazioni e nelle eruzioni cutanee infettive (foruncoli, orticaria, ferite infette) e nelle piaghe, così come in tutte le irritazioni delle mucose della bocca e della gola, specialmente ove compaiono piccole ulcere, caratteristiche delle mucose infiammate.

Inoltre si possono usare per preparare dei decotti destinati a risciacqui e gargarismi. L’uso dei decotti di foglie di caprifogli è consigliato in caso di infiammazioni alle mucose della bocca e della gola: il decotto non va bevuto ma solo usato per abbondanti e prolungati risciacqui.

Tuttavia, è bene non esagerare mai con i dosaggi. Questo prodotto naturale, potrebbe presentare effetti collaterali come l’insufficienza renale, la fibrosi e l’atrofia ai reni.