Il termine “nutraceutica” definisce lo studio delle proprietà benefiche per la salute degli alimenti o dei loro costituenti, scoperte nel corso di ricerche epidemiologiche e confermate da studi di intervento. I fattori di rischio associati alle malattie cardiovascolari, che dipendono strettamente dalla dieta, possono essere maggiormente influenzati da interventi di tipo nutraceutico. Evidenze consolidate riguardano gli acidi grassi insaturi in generale e in particolare gli omega-3, la fibra alimentare, i probiotici, i fitosteroli, i fitoestrogeni, le proteine della soia e i composti di origine vegetale ad attività antiossidante.
I nutraceutici possono essere efficaci nel promuovere e mantenere una condizione di benessere, nel modulare l’attività del sistema immunitario e nel prevenire o curare malattie specifiche. L’aumento dell’aspettativa di vita e dell’età media della popolazione, la crescente attenzione posta alla prevenzione e quindi al benessere derivante da stili di vita e alimentari corretti, unitamente allo sviluppo delle moderne tecnologie alimentari, hanno promosso l’interesse per i nutraceutici e stimolato la ricerca in quest’area verso nuovi campi di applicazione.
I nutraceutici di cui oggi si dispone contengono spesso estratti vegetali o molecole di origine naturale il cui uso tradizionale è supportato da una ricerca chimico-farmacologico-tecnologica avanzata. Gli estratti vegetali attualmente utilizzati, infatti, presentano una precisa definizione della composizione chimica quali-quantitativa e dell’azione biologica. Tuttavia, a fronte di un elevato effetto funzionale, spesso il prodotto ottenuto con le tradizionali tecniche di estrazione dalla matrice vegetale risulta difficilmente manipolabile a livello industriale e poco stabile in fase di conservazione.
Diventa, quindi necessario progettare e sviluppare un intervento tecnologico volto a migliorare le caratteristiche e, potenzialmente, aumentare la biodisponibilità degli estratti vegetali.