Difese immunitarie e sport agonistico

Fare sport aiuta il sistema immunitario e questa affermazione è supportata dalle molte ricerche scientifiche in cui c’è evidenza che l’esercizio fisico causa modificazioni all’immunità organica, ossia riesce a stimolare le naturali difese per fronteggiare attacchi che provengono dall’esterno.

Ma è altrettanto certo che, mentre nelle attività fisiche moderate il sistema immunitario aumenta le proprie potenzialità rispetto all’inattività, perché ci sono prove epidemiologiche del decremento di infezioni, nell’attività agonistica intensa, invece, la sua azione si riduce e si incrementano i rischi di acquisire infezioni.

E’ interessante notare come, sia l’esercizio fisico di lieve intensità o durata, sia esercizi più intensi e prolungati sono in grado di attivare i linfociti nel sangue, ma solo sforzi prolungati (>1 ora) e/o di elevata intensità (>70% VO2 max) producono immunosoppressione nella fase post esercizio.

Esiste proprio un momento preciso della vita dell’atleta durante il quale il sistema immunitario si trova in condizioni di non potere garantire un’adeguata risposta nei confronti dei patogeni esterni e questo perché le funzioni delle cellule immunitarie sono temporaneamente soppresse a seguito di una sessione di esercizio acuto prolungato di alta intensità.

Questo accade perchè il muscolo scheletrico, sottoposto ad intensa attività, si comporta esattamente come un tessuto molto infiammato, richiamando perciò grandi quantità di leucociti come cellule di difesa. Il fenomeno comincia dopo circa 30 minuti di esercizio e si mantiene abbastanza a lungo, con il ritorno alla situazione di base dopo tre-quattro giorni. L’atleta quindi, nella fase post esercizio, che viene definito come “open window“, -ed è rilevabile anche in diverse condizioni di stress fisico quali l’esercizio, la chirurgia, le ustioni, i traumi, l’infarto miocardico acuto e le infezioni severe, viene a trovarsi in una situazione di particolare rischio di “aggressioni esterne” la cui durata è molto variabile, di solito si attesta su tempi oscillanti tra le 3 e le 72 ore, in funzione anche del livello immunitario basale del soggetto.

Per un atleta è facile immaginare come questa condizione corrisponda ad un momento in cui la possibilità di contatto con patogeni è particolarmente elevata: immediatamente dopo una gara, infatti, l’abbraccio dei tifosi, la permanenza negli spogliatoi insieme ad altre persone, il vapore acqueo delle docce, l’aria condizionata degli ambienti o dei mezzi di trasporto, rappresentano un veicolo ottimale attraverso il quale possono essere contratti agenti potenzialmente infettivi.

Esistono poi diverse concause che contribuiscono ad elevare la suscettibilità dell’atleta alle infezioni: gli elevati ritmi respiratori, la conseguente secchezza delle mucose orali e l’aumento della viscosità del muco, comportano una ridotta clearance a livello nasale e tracheale; fattori dietetici ed insufficiente apporto di componenti nutrizionali essenziali (glutamina, arginina, L-carnitina, acidi grassi essenziali, vitamina B6, acido folico, vitamina E) possono ridurre la mobilizzazione linfocitaria.

I microtraumi muscolari, anche se in una fase iniziale portano all’espressione della proteina C reattiva e di altri fattori che stimolano le funzioni immunitarie, comportano poi un sequestro leucocitario nella sede del trauma stesso ed il rilascio di radicali liberi. Quindi anche queste microlesioni fan sì che il sistema immunitario sia deficitario.

Le problematiche relative ai traumi non devono essere sottovalutate, poiché il loro può essere notevole; peraltro, la smania di riprendere l’attività fisica al più presto o, nel caso dell’atleta professionista, la necessità di onorare impegni agonistici pressanti e contratti stipulati da esigenti sponsor, induce a tentare la strada di una rapida riabilitazione e di un rientro in attività precoce, a guarigione non ancora completata. La riduzione del rischio passa attraverso diverse metodiche: 1- è innanzi tutto opportuno minimizzare l’esposizione ai patogeni, mantenere un adeguato apporto dietetico ma, soprattutto, è fondamentale ottimizzare l’allenamento; 2- poi è importante la gestione dello stress psicologico attraverso diverse metodiche e tecniche In aiuto a questo proposito possono esserci anche gli integratori di derivazione naturale, con estratti di piante adattogene che aiutano l’organismo ad adattarsi allo stress cronico migliorando il vigore fisico e la concentrazione mentale, favorendo così un effetto ricostituente per l’intero organismo.

Le sostanze adattogene regolarizzano l’equilibrio interno del corpo, in particolare l’equilibrio del sistema nervoso, stimolandolo quando è depresso e calmandolo quando è eccitato, diminuendo così le reazioni eccessive agli agenti stressogeni.

Le piante adattogene vengono utilizzate per migliorare diverse funzioni del corpo umano:

  • superare periodi di eccessivo impegno ed eccessiva stanchezza
  • rinforzare il sistema immunitario
  • migliorare le funzioni cerebrali
  • favorire il vigore fisico.

Nella pratica sportiva le piante con proprieta’ adattogene sono usate con la speranza di migliorare la performance ed il recupero in particolare negli sport di endurance. Una di queste piante è l’astragalus membranaceus, che è un’altra pianta originaria della Cina. È usata come immunostimolante, antibatterico, antivirale, antinfiammatorio, cardiotonico, ipotensivo, vasodilatatore, abbassa la glicemia, stimolando la memoria e la produzione di cartilagine. Inoltre si è mostrata utile anche nel ridurre i livelli di colesterolo.

Possiamo dire che è un tonico generale, immunostimolante capace di aumentare la resistenza alle malattie e alle infezioni, inoltre potrebbe favorire la rigenerazione dei tessuti e stimolare la crescita muscolare. L’Astragalo è usato anche per trattare le articolazioni dolorose, per trattare organi prolassati, in particolare l’utero e per contrastare la mancanza di appetito.

Responsabili delle sue attivita’ sono glicosidi triterpenici e saponine. La parte generalmente utilizzata contenente i principi attivi triterpenici (Astragalosidi) e isoflavonici è la radice. Per effetto di tutte queste innumerevoli proprieta’ benefiche, l’Astragalo viene utilizzato dagli atleti degli sport di forza e da coloro che vogliono incrementare la propria massa muscolare.

Gli studi scientifici condotti sugli atleti evidenziano un miglioramento delle capacita’ anaerobiche, del tempo di esaustione in esercitazioni ad alta intensita’ e il recupero. Nutrileya, che da sempre ha a cuore la salute degli sportivi, con NutriDef Adulti ha messo a punto una formulazione che oltre a rinforzare le difese immunitarie con rosa canina fonte di vitamina C ad azione antiossidante, Beta-glucano e Lactobacillus paracasei tindalizzato, Shiitake e Zinco che contribuiscono alla normale funzione del sistema immunitario, contiene Astragalo ma anche Schisandra, altra pianta che esercita un’azione molto importante: è’ in grado infatti di ridurre le concentrazioni ematiche di marcatori infiammatori come la proteina C reattiva, di inibire l’aggregazione piastrinica e di accelerare i tempi di guarigione; ha come l’astragalo anche tutti gli altri effetti adattogeni, molto richiesti in ambito sportivo, perché efficaci nel migliorare ed aumentare la capacità di sforzo, la durata sostenibile dello sforzo, i tempi di reazione, le capacità di concentrazione e nel facilitare i tempi di recupero.

Allo stesso tempo, l’importante attività immunomodulante risulterebbe preziosa nel sostenere la normale funzionalità del sistema immunitario, soprattutto in periodi di forte stress-psicofisico, riducendo così il rischio di overtraining, molto diffuso tra gli atleti. Perciò questa formulazione è particolarmente adatta al ripristino delle attività post allenamento intenso, e aiuta a prevenire infezioni e a sostenere le difese del sistema immunitario anche dei grandi campioni!