Colon irritabile e flora batterica

La sindrome del colon irritabile è una condizione molto comune e debilitante, di cui soffre purtroppo gran parte della popolazione adulta e che riguarda oramai l’11-12% degli italiani, soprattutto di sesso femminile, con un tasso più alto di prevalenza dai 20 ai 50 anni.

Si presenta tipicamente con un fastidio di tipo crampiforme, con tensione o dolore addominale, che migliora dopo l’evacuazione; l’intestino può essere stitico, diarroico oppure di tipo misto, ossia con alternanza fra stipsi e diarrea. 

L’andamento è cronico ma con periodiche e cicliche riacutizzazioni dei sintomi, che coincidono spesso e volentieri con eventi stressanti, sia di tipo fisico (es. interventi chirurgici, infezioni virali o batteriche), che di tipo psichico (es. stress, problemi familiari, lutti).

Chi soffre di Sindrome dell’Intestino Irritabile spesso presenta anche altri sintomi come emicrania, ansia, depressione, fibromialgia, dolori alla schiena, insonnia, debolezza, dolore pelvico cronico, dolore all’articolazione temporo-mandibolaree, fatica cronica, cistite e problemi nella sfera sessuale.

Ma cosa significa intestino “irritabile”? “Irritabile” vuol dire che le terminazione nervose situate all’interno della parete intestinale, che controllano la contrazione della muscolatura e trasmettono al cervello le sensazioni dell’intestino, sono più sensibili del normale.

Anche azioni normali, come mangiare, avere il ciclo mestruale, essere sotto tensione, nelle persone che soffrono di sindrome del colon irritabile possono causare una risposta esagerata, con una accentuazione dei sintomi.

I nervi ed i muscoli dell’intestino diventano più attivi, causando diarrea, gonfiore, dolore addominale.

Le cause sono molteplici, non è riconoscibile un singolo fattore scatenante.

Possono esserci fattori psico-sociali, aspetti emotivi, fattori biologici, come la predisposizione e la suscettibilità individuale, alterazioni della motilità del tratto digestivo, come la dispepsia funzionale e la malattia da reflusso gastroesofageo, così come altre patologie, inclusa la malattia celiaca.

L’alterazione della flora batterica può giocare un ruolo rilevante, così come e le infezioni intestinali, ma anche intolleranze ed allergie alimentari, diete sbagliate, l’utilizzo cronico di farmaci (es anti-infiammatori, antibiotici).

Infine lo stress può avere un ruolo nel determinare e perpetrare la presenza dei sintomi, perché a livello intestinale c’è il cosiddetto “secondo cervello“, che è in continua comunicazione con il nostro “primo cervello” e molti degli eventi stressanti a livello psichico si riflettono sull’intestino, e viceversa.  

Ci può essere una predisposizione genetica, per cui alcuni hanno un intestino più sensibile di altri, con una alterazione delle interazioni tra i neuroni dell’intestino e il cervello più marcata.

Molto complesso è il ruolo del microbiota intestinale, la flora batterica, ovvero quell’insieme di miliardi di batteri (in media circa 1 chilo e mezzo per persona) che vivono nel nostro intestino, la cui composizione varia da persona a persona e da periodo a periodo: quando si alterano per infezioni, l’uso di antibiotici o una dieta sbagliata, producono gas, gonfiore e disturbi delle funzioni intestinali. 

Inoltre, il 10% di chi contrae una gastroenterite, quella che chiamiamo ‘influenza intestinale’, sviluppa poi la sindrome del colon irritabile.

Una corretta e sana alimentazione può alleviare i sintomi, ma se si soffre frequentemente di questo disturbo, è importante avere la dieta giusta da seguire.

Alcuni alimenti infatti fanno bene a tutti, altri no, come i cibi grassi e raffinati, che non aiutano un particolare tessuto, presente nella mucosa dell’intestino, chiamato MALT (Mucose-Associated Lymphoid Tissue) e coinvolto nella difesa immunitaria del nostro organismo.

L’alterazione del MALT da parte di sostanze assunte in eccesso può favorire problemi intestinali e all’organismo in generale

Nella diagnosi del colon irritabile è importante sapere se vi è un’intolleranza (per esempio al lattosio, al lievito, al glutine, ecc., …) ed è importante tenerne conto per evitare l’accumulo di sostanze che non verrebbero più correttamente digerite.

Ecco allora i punti fondamentali di una dieta salva-intestino: verdure in quantità;  la fibra è molto importante; frutta; acqua in abbondanza(almeno 2 litri al giorno); cereali integrali quali quinoa, riso, farro; pesce ricco di omega 3 antiossidanti; latticini magri e latte parzialmente scremato; uova(2 alla settimana); carne bianca come pollo, tacchino; prosciutto cotto magro.

E’ poi importante cucinare e condire in modo semplice, magari al vapore o al cartoccio, che è più facile da digerire. Per condire usare olio extravergine di oliva, in piccola misura sale iodato marino,

E’ bene evitare: i grassi saturi quali burro, carni rosse, panna, besciamella, creme da pasticceria, lardo, pancetta, fritti, frattaglie, insaccati, cibi precotti; i cibi lievitati: focacce, pane (meglio le fette biscottate: bene con la marmellata, meglio con la composta a colazione), pizza, birra, brioches; le bibite gassate e gli alcolici; caffè e tè: irritanti per la presenza di caffeina; cibi piccanti: spezie come pepe, peperoncino.

Assumere lo yogurt ottimo riequilibrante della flora batterica intestinale, bianco, naturale.

Inoltre, quando la dieta non basta, è utile riequilibrare la flora batterica con fermenti lattici vivi probiotici dalla ottima evidenza scientifica.

Nutriregular flora per esempio è un ottimo integratore a base non solo di fermenti lattici vivi (Lactobacillus Acidophilus, bulgaricus, bifidum e bacillus coagulans), probiotici, ma anche di Frutto-oligosaccaridi, prebiotici, nella pratica formulazione in bustine da assumere quotidianamente a cicli periodici, da un minimo di 10 giorni fino anche ad un mese, ripetutamente durante l’anno.

Con il termine di probiotici si indicano i batteri “buoni”- e non quelli patogeni – che compongono la flora batterica intestinale: sono cioè i batteri utili per il corretto funzionamento dell’intestino e del sistema immunitario ad esso correlato, sono i microrganismi necessari per combattere le infezioni intestinali e per favorire la buona digestione.

Il termine prebiotico indica invece quelle sostanze organiche contenute in frutta e verdura che sono in grado di favorire la crescita dei batteri utili: in pratica promuovono la salute del nostro intestino aumentando il numero dei Bifidobatteri e di Lattobacilli e riducono quello dei Clostridi, che sono poco utili e talvolta dannosi.

Tendono inoltre a migliorare il metabolismo lipidico e quello glucidico e riducono anche il rischio del cancro del colon-retto e l’assorbimento dell’azoto, diminuendo sensibilmente il carico di scorie azotate a livello renale.

Con la fermentazione infine riescono ad acidificare l’ambiente intestinale e ad aumentare la concentrazione di minerali in forma ionizzata e dunque sono pure in grado di aumentare l’assorbimento dei minerali, fondamentali per lo svolgimento di funzioni altamente specializzate (attivazioni enzimatiche, trasmissione dell’impulso nervoso, contrazione muscolare, permeabilità delle membrane, moltiplicazione e differenziazione cellulare).

Se non si introducono sufficienti quantità di prebiotici nell’organismo, in pratica c’è un forte impoverimento della flora batterica “buona” che porta a disbiosi intestinale, ovvero ad un’alterazione della flora batterica intestinale.

La disbiosi intestinale, se trascurata, porta a sintomi e disturbi sia a livello intestinale che extraintestinale, fra cui una minore risposta immunitaria, una migrazione di batteri patogeni in altri distretti (es. infezioni urinarie e/o vaginali) con infezioni recidivanti, emicranie, nevralgie, dermatiti, dermatosi, cistiti, stitichezza, nervosismo e irritabilità, patologie autoimmuni e allergie ed anche sindrome del colon irritabile.

Ecco perché l’assunzione a cicli regolari di Nutriregular Flora da un minimo di 10 giorni fino anche ad un mese, ripetuti durante l’anno, può davvero aiutare a ripristinare il benessere gastrointestinale e favorire l’omeostasi del microbioma